Italian, 16.mar.25

16 Marzo 2025
Come scritto a Prasanthi Nilayam oggi
(Parte conclusiva dei due Pensieri precedenti)

(5) Il campo dell’attività, con i suoi alti e bassi, deve essere santificato divinizzando lo scopo. Quando il lavoro viene sublimato nel culto, le sconfitte e le delusioni non avviliscono quindi il successo non promuove l’orgoglio ma porta all’umiltà e alla gratitudine verso la Grazia. Il lavoro svolto come dovere, come dovere verso la società, porta con sé la ricompensa della gioia poiché abbiamo utilizzato la conoscenza e l’abilità, che Dio ci ha dato attraverso la società, per servire la società stessa. L’equanimità che può addolcire e alleggerire la vita è esemplificata al meglio da Radha e dalla sua devozione a Krishna: è la consapevolezza dell’unità del fiume col mare, del sé individuale con l’Onnipotente e dell’Atma con il Paramatma. Raggiungere la Fonte è destino, desiderare di fluire costantemente e direttamente verso di essa è devozione. Il dolore della separazione, l’agonia derivante dall’abbandono, il desiderio di superare gli ostacoli, la gioia della contemplazione, l’estasi dell’annullamento di sé: tutto questo si aggiunge all’identificazione suprema di Radha con il suo Signore Sri Krishna.



Discorso Divino del 7 sett. 1985

È necessario riconoscere questa verità: la felicità è contenuta nel dolore e il dolore è contenuto nella felicità. Quando la riconosceremo, potremo avere lo stesso atteggiamento nei confronti di entrambi.

Con Amore,
Baba