Italian, 30.jan.25

30 Gennaio 2025
Come scritto a Prasanthi Nilayam oggi
Gli esseri umani si impegnano in molte pratiche spirituali (sadhana) esteriori; tali pratiche devono essere interiorizzate. Tutta l’erudizione non serve a niente se non viene accolta nel cuore. Uno studioso espone i testi ma non ne ha l’esperienza interiore, chi ha imparato i Veda può essere in grado di spiegarne le parole ma non è capace di riconoscere il Veda Purusha, la Persona Suprema che i Veda acclamano. Una persona che si reca in un tempio chiude gli occhi davanti all’idolo poiché ciò che cerca è una visione interiore di Dio, non la visione della forma esterna dell’idolo. Dio è onnipresente come è proclamato nella Gita, Dio è Uno anche se le forme e i nomi sono diversi. Tutta l’educazione di oggi è legata al mondo fisico, non serve a rivelare il Divino; fu questo che spinse Shankaracharya a insegnare a uno studioso, che stava imparando a memoria la grammatica di Panini, che soltanto il Nome del Signore (Govinda) lo avrebbe salvato al momento della morte e non le regole della grammatica.



Discorso Divino del 9 ottobre 1994

I rami dell’apprendimento sono simili a dei fiumi: l’apprendimento spirituale è come l’oceano.

Con Amore,
Baba