
16 Novembre 2024
Come scritto a Prasanthi Nilayam oggi
La questione del raggiungimento della Divinità è profonda ma la soluzione è semplice anche se non sembra, nessuna pratica spirituale astrusa (sadhana) è necessaria. Gajendra ha lottato contro il coccodrillo per migliaia di anni, ha combattuto duramente; su quali basi? Con la sua forza fisica, cioè con l’ego. Finché ci si affida ai poteri egoici del corpo, dell’intelletto, del denaro e così via, non si può vincere. Alla fine Gajendra si esaurì, egli si rese conto della sua follia e gridò: “Signore, perdonami! Non ho altri che Te, vieni a salvarmi!”. Quando si arrese dicendo “Non ho altri che Te”, fu salvato. Guardate Arjuna: anche lui si vantava del suo intelletto. Nella Bhagavad Gita, fino all’ottavo verso del secondo capitolo, Arjuna bombarda Krishna con una raffica di domande ma esaurisce la sua filosofia in poco tempo. Dopotutto, fin dove può arrivare l’intelletto umano? Poveretto, l’accumulo del sapere intellettuale di tutta una vita si sgonfia alla presenza di Krishna, egli non riesce più a dire una parola e acconsente a mani giunte: “Farò come Tu dici” (Karishye Vachanam Tava). Allora Krishna gli assicura: “Bene. Vieni, ora posso insegnarti, ora sei il Mio devoto. Da questo momento, mi prenderò cura di te”.
Summer Showers del 21 maggio 1991
“Io farò il mio lavoro, cioè pregherò, e Tu farai il tuo: mi darai la Grazia”. No, no, questo sistema non funziona: “Mi offro a Te” è l’atteggiamento corretto.
Con Amore,
Baba
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