
7 Ottobre 2024
Come scritto a Prasanthi Nilayam oggi
Non pensate che il sacrificio rituale (yajna) sia costituito soltanto dalla cerimonia che si svolge in questo recinto, definito particolarmente sacro, con le letture e le recite dei testi sacri e il canto degli inni vedici. No, il sacrificio rituale è un processo continuo; chiunque viva alla presenza costante di Dio e compia tutte le azioni dedicandole a Lui è impegnato nel rito. Nella disciplina spirituale, come stabilito dai saggi, tre processi vanno insieme: il sacrificio, la carità e l’autocontrollo (yajna, dana e tapas). Essi non possono essere divisi e particolarizzati. La carità e l’autocontrollo sono delle parti integranti del sacrificio. Ecco perché Yajna viene tradotto con ‘sacrificio’ e perché la carità (dana) è essenziale in esso. Lo stesso vale per la regolazione rigorosa delle emozioni e dei processi di pensiero (tapas) per assicurare la pace e la fede.
Discorso Divino del 11 ottobre 1972
Il sacrificio rituale non deve essere eseguito per raggiungere dei fini egoistici, va fatto per il benessere del mondo intero.
Con Amore,
Baba
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